IL PRIMO MAGGIO AI TEMPI DELLA CRISI

03.05.2014 19:15

Si può essere originali nel celebrare il Primo Maggio, Festa del Lavoro e dei Lavoratori? Forse no. Conosciamo le parole, le proposte, le soluzioni ipotizzate per dare un senso e una speranza di sterzata al problema più drammatico per milioni di persone e per altrettante famiglie. Per ora, al di là degli intenti, restano però i numeri, terribili. Anche per il territorio di Rimini, anche per Riccione. E’ di pochi giorni fa l’analisi dei sindacati locali circa il fabbisogno di occupazione nella nostra provincia: più o meno una cifra oscillante tra i 5 e i 6 mila posti di lavoro. Per Riccione significa più o meno progettare un piano di ripresa economica e imprenditoriale che, in 
pochi anni, dia nuova linfa occupazionale ad almeno 1.500 donne, uomini, giovani.

Un’impresa enorme, la cui entità però non deve diventare un ‘raggio 
paralizzante’: bisogna cominciare. Cominciare innanzitutto a riprogrammare un Comune che non abbia la ‘soddisfazione burocratica’ come mezzo e fine ma semmai disponga la propria organizzazione a favore delle imprese. Teniamo conto di un 
aspetto: il tessuto imprenditoriale riccionese è tra i più innovativi e 
lungimiranti dell’intera regione ed è su questa leva che l’ente pubblico deve fare affidamento e configurarsi, agendo per risposte in tempi rapidi e definiti piuttosto che privilegiare dinamiche interne e autoreferenziali. 

Il Comune migliore e più efficiente non è quello che assume all’infinito ma semmai che crea le condizioni e un quadro di regole certe per sostenere lo sforzo e lo sviluppo socieconomico. Come si può tradurre questo a Riccione? Provo a esemplificare per punti: norme urbanistiche che permettano di consolidare la destinazione alberghiera e di incrementare le funzioni di servizio dell’accoglienza; sostegno ai consorzi fidi che consenta un accesso agevolato al 
credito per l’impresa locale; esentare e/o ridurre le imposte comunali agli under 35 che intendano aprire nuove attività sul territorio riccionese; erogare un voucher fino a 1.500 euro per chiunque scelga di lavorare in condivisione negli spazi di co-working accreditati dal Comune; incentivare e rilanciare il settore edilizio, non attraverso il consumo di nuovo territorio ma spingendo forte il pedale dell’acceleratore sugli interventi di rigenerazione e di riqualificazione del già costruito, per permettere l’attività di centinaia di piccole e medie imprese artigiane; riprendere in mano con robusti investimenti 
sul piano dei lavori pubblici e con accordi non estemporanei con i privati tutto il tema della riqualificazione urbana che consenta l’ammodernamento infrastrutturale della città e il lavoro delle aziende locali; sensibilizzare la città circa i temi della trasparenza e del contrasto all’illegalità anche lavorativa che sono i ‘nemici giurati’ di qualsiasi progetto di rilancio occupazionale.

Io credo che nei prossimi 5 anni Riccione possa riprendere in mano il suo destino lavorativo e i suoi 1500 posti di lavoro se finalmente saprà ragionare apertamente e non per compartimenti stagni, con un piano integrato che metta assieme pubblico, privati, sindacati, associazioni, cittadini. Un impegno che, oggi, vuole essere un modo diverso per salutare il Primo Maggio ai tempi della crisi.

Fabio Ubaldi

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